MANRICO "PIPPO" DUCCESCHI :: Leggi il Topic - Miracolo a S. Anna
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Miracolo a S. Anna

 
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La Redazione
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MessaggioInviato: Lun Ott 06, 2008 5:19 pm    Oggetto: Miracolo a S. Anna Rispondi citando

Da "Il Corriere della Sera" del 3 ottobre 2008:

l'anpi aveva parlato di «menzogna storica». e il regista: «non mi scuso»
Napolitano: «Basta polemiche, il film di Spike Lee è un omaggio all'Italia»
Il presidente ha assistito alla "prima" di «Miracolo a Sant'Anna»: «La Resistenza ne esce molto bene»

ROMA - Dopo tante polemiche, il film di Spike Lee «Miracolo a Sant'Anna» riceve un importante riconoscimento, quello del presidente Napolitano che ha assistito alla "prima" al cinema Warner Moderno di Roma. «È un film molto intenso e drammatico ed è anche un omaggio all'Italia, alla Resistenza e alle vittime della guerra - ha detto Napolitano -. Non vedo spazio per polemiche in questa ricostruzione. La Resistenza ne esce molto bene». Nei giorni scorsi l'Associazione nazionale partigiani aveva parlato di «menzogna storica e offesa alla Resistenza». Ma il regista aveva sottolineato di non avere nulla di cui scusarsi.


Anche noi abbiamo visto il film e non possiamo che condividere le parole del nostro Presidente e ci domandiamo, in effetti, se l'ANPI il film lo ha visto o meno. Intanto siamo lieti di comunicare che questo sito ha acquisito un lettore davvero speciale: James Mc Bride, autore del libro da cui il film e' stato tratto.
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Paolo

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MessaggioInviato: Mar Ott 07, 2008 9:28 pm    Oggetto: A Spike Lee la cittadinanza di Stazzema Rispondi citando

Da "Il Corriere della Sera" - 1 ottobre 2008 - Pagina 47 -

Il film discusso

A Spike Lee la cittadinanza di Stazzema

FIRENZE - Alla fine, il film Miracolo a Sant' Anna, un piccolo «miracolo» l' ha fatto davvero: ha messo d' accordo maggioranza e opposizione del piccolo comune di Stazzema (Lucca), per conferire la cittadinanza onoraria al regista americano Spike Lee (nella foto con il superstite Enrico Pieri e il sindaco Silicani, a destra). Per il resto, però, le polemiche legate alla pellicola che racconta l' eccidio di 560 civili nell' agosto 1944 continuano. I partigiani già hanno annunciato volantinaggi alla proiezione oggi a Viareggio. Lee non chiede scusa, ma invita a riflettere e a valutare che tra i partigiani non tutti furono eroi. Ieri il regista, con lo sceneggiatore James McBride, è stato ospite di un dibattito a Palazzo Strozzi a Firenze dove film è stato presentato: «Non ho alcun dubbio che i partigiani siano stati dei grandi, ma non erano universalmente amati dai civili. La maggior parte dei nazisti erano atroci assassini, ma alcuni erano "un po' meglio" e lo stesso vale per i partigiani».
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Laura

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MessaggioInviato: Ven Ott 17, 2008 9:31 pm    Oggetto: La vicenda di Daniele Castellucci, il Comandante "Facio Rispondi citando

Da "Il Tirreno" — 22 gennaio 2007 pagina 01 sezione: MASSA

L'eroe partigiano fucilato dai suoi

ZERI. Lo fucilarono all’alba dopo un processo sommario. Era il luglio del ’44. A sparare al comandante partigiano furono i compagni comunisti dopo averlo messo al muro del cimitero di Adelano. Ma nella motivazione che nel 1963 gli procurò la medaglia d’argento al valor militare alla memoria c’è scritto che «scoperto dal nemico, si difendeva strenuamente: sopraffatto e avendo rifiutato di arrendersi, veniva ucciso sul posto. Esempio fulgido del più puro eroismo. Zona di Pontremoli, 22 luglio dl 1944». Dal passato della guerra partigiana torna sulle pagine dei giornali l’incredibile vicenda di Daniele Castellucci, il comandante «Facio» che dopo l’armistizio combatté nazisti e tedeschi. Prima a fianco dei fratelli Cervi e dopo la loro cattura, in Lunigiana e nello Spezzino. Una storia che ci riguarda da vicino e che oggi viene raccontata - compresa la doppia, incredibile versione della sua tragica morte - da un libro che uscirà giovedì 25. Si intitola «Il Piombo e l’argento» (240 pagine, 24,50 euro) e lo ha scritto Carlo Spartaco Capogreco. Docente dell’Università della Calabria, Capogreco è un esperto dei campi di concentramento realizzati in Italia dal fascismo. Dichiaratamente di sinistra non vuole essere confuso - così almeno scrive il Corriere della Sera di venerdì scorso - con i revisionisti della Resistenza, genere Giampaolo Pansa. Del resto la fucilazione del comandante Facio avviene in piena Resistenza, quando i partigiani sono impegnati contro i nazi-fascisti che vogliono tenere pulita dai «banditi» l’area retrostante la Linea Gotica. La storia. «Ucciso dai comunisti ma commemorato come vittima del fascismo» è il titolo dell’articolo pubblicato nella Terza pagina del Corriere di venerdì. Dino Messina ripercorre la storia di Facio. Nato in Calabria, emigrato con la famiglia in Francia, rientra in Italia e finisce arruolato nell’Armir in Russia. Contrae una grave malattia che gli permette una lunga licenza e gli evita la ritirata nella neve. Si avvicina al partito comunista e partecipa con Alcide Cervi alle prime formazioni partigiani in Emilia, subito dopo l’otto settembre. E con i Cervi che Daniele Castellucci viene catturato il 25 novembre del 1943. Si finge francese e viene separato dai partigiani italiani per essere portato nella Cittadella di Parma insieme ad altri militari stranieri catturati in Italia. Da qui fugge e torna a combattere coi partigiani in Lunigiana. Fu vicecapo del distaccamento Picelli, di cui divenne comandante alla morte di Fermo Ognibene. Il nome di battaglia «Facio» è legato allo scontro di Lago Santo, sul confine con l’Emilia. Qui dodici partigiani tennero testa a 180 repubblichini. L’episodio bellico lo trasformò in una leggenda. Sentite come lo descrive il Corriere: «Dante, personaggio romantico che vestiva con un pastrano di cavalleria e una stella rossa sul berretto, autore di poesie e commedie, era più interessato all’azione che agli intrighi politici». Più versato alle trame politiche - scrive ancora il Corriere, prendendo spunto dal libro di Capogreco - era Antonio Cabrelli, già sospettato di essere una spia dell’Ovra, la potente polizia politica di Mussolini. Le trame di Cabrelli furono determinanti per instaurare il processo a Facio, reo di avere rubato ad altre formazioni partigiane il contenuto di alcuni aviolanci degli Alleati. Un processo sommario e poi la fucilazione. Una condanna capitale - si legge sul Corriere - dove la storia dei materiale rubati era secondaria, mentre al centro dl problema c’erano questioni di carriera e di leadership politica. Fatti che «nel Pci sapevano tutti, dirigenti spezzini e nazionali». Lo sapeva anche Giulivo Ricci, personaggio molto noto in Lunigiana, storico locale, ma che il Corriere della Sera non tratta particolarmente bene. «Nel 1978 - scrive Messina nella chiusura del suo articolo - Giulivo Ricci ristabilì la verità in uno studio dedicato alla brigata Matteotti-Picelli, ma quando si trattò di citare la motivazione per la medaglia al valore, omise la menzogna dell’«ucciso dal nemico». E ora il professor Capogreco propone nel suo libro la restituzione della medaglia allo Stato per ristabilire la verità storica. Che cercò di far vincere anche Laura Seghettini, la compagna del comandante Facio. Subito dopo il 25 aprile, Laura - a cui è stata dedicata anche una canzone da un gruppo popolare fiorentino - cercò di far istituire un processo contro Cabrelli e gli altri perché si ristabilisse la verità sulla fine di Castelluci. La Seghettini arrivò fino a Giorgio Amendola, ma fu tutto inutile. E non è difficile immaginare perché. Quella fucilazione era un capitolo troppo pesante. E sarà interessante capire come il professor Capogreco ricostruisce nel suo libro pubblicato da Donzelli (editore dichiaratamente di sinistra), l’iter per la medaglia al valor militare. Con quella motivazione che indignò anche Concetta, l’anziana madre di Castellucci. - Corrado Benzio
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